sabato 15 giugno 2013

IL MOLOCH FINANZIARIO, I LEVIATANI TRIBUTARI E LA EQUITA' DELLA PRETESA IMPOSITIVA


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E LA EQUITA' DELLA PRETESA IMPOSITIVA

IL MOLOCH FINANZIARIO
Lo STATO SOVRANO CHE BATTE MONETA non esiste più da molto tempo.
Le eccezioni storiche a cavallo tra le due guerre mondiali sono state seppellite, o sono affogate nel sangue dei Kennedy e di Moro, quella statunitense ed italiana degli anni sessanta e settanta. Quattro o cinque sono ad oggi gli Stati ancora non riassorbiti violentemente dal sistema internazionale .
Esiste invece un unico MOLOCH finanziario , bicefalo per genie e discendenze , ma unitario. Esso emette moneta , attraverso i circuiti bancari internazionali e ne addebita il valore nominale, gli interessi ed il costo di produzione agli Stati asserviti ed alle società annichilite, dal debito pubblico ( anche ), che a sua volta contribuisce a distruggere le compagini sociali e produttive .
Il capitale e la sua moneta governano tutti e tutto, asserviti sinanche i produttori ( capitalisti) e gestiti più o meno direttamente interi comparti .
Ma si continua incredibilmente a simulare la esistenza di un comparto/soggetto pubblicistico che emette e gestisce moneta ( fatto in realtà di partecipazioni e banche private ! ) .
La finzione serve , che altrimenti l'impossessamento della moneta, in sé solo misura e mezzo di scambio riconosciuto dalle genti ed eliminata anche la “convertibilità “ in dollaro ed oro, emergerebbe in tutta la sua criminale realtà.
La gigantesca appropriazione indebita , truffa ed usura che attanaglia le società occidentali continua pervicacemente, ma le società ed i sistemi stanno subendo la prima unica e vera crisi strutturale degli ultimi due secoli e mezzo .
E perseverano, diabolicamente , creando strumenti di vincolo e “nominale “ risanamento dei bilanci, che sono meri cappi per strangolare meglio, visto che i debiti pubblici sono insanabili e crescono al ritmo vorticoso degli interessi .

I LEVIATANI TRIBUTARI
Restano però, per ora , i LEVIATANI TRIBUTARI.
La potestà impositiva , le tasse, il FISCO, restano formalmente in mano agli Stati .
Per ragioni strategiche innanzitutto , perché la “necessità” del prelievo dai contribuenti come finanziamento degli Stati deve fare da contraltare alla balla del costo della moneta .
Per ragioni tattiche, perchè mentre il livello decisionale è ormai internazionale e la politica è asservita a colpi di spread e di sotterranee strategie di ricatto e dominio, sicchè deve solo fare “ teatrino” , l'imposizione di tasse e gli strumenti di esazione e sanzione debbono essere , quelli sì, “vicini” alla gente . La persecuzione viene bene solo se “localizzata “ e resa funzionale. E l'accaparramento dei beni e dei risparmi, l'impoverimento di massa, è obbiettivo “ coessenziale” .
Per ragioni concrete , poi, perchè è meno oneroso, nel sistema così ingabbiato, accaparrarsi soldi dai cittadini, piuttosto che indebitarsi ancor di più con il sistema finanziario, ma è proprio questo che si vuole , . con le conseguenze ulteriori devastanti che abbiamo sotto gli occhi. Insostenibilità dei carichi fiscali, deflazione e distruzione dei sistemi produttivi, specie nell'are mediterranea, riacquistano la reale dimensione strategica : un riassetto mondiale in corso che vedrà distrutti e occupati definitivamente i PIIGS ( Portogallo, Irlanda , Italia, Grecia e Spagna ).
Per ragioni culturali, infine, perchè IL FISCO nel mondo latino è da sempre la autorità forte e invincibile dello Stato che impone , riceve , sanzione ed esècuta i cittadini “evasori “ .
” Li è tutto da rifare” , e la moneta sovrana a deficit , ed il ritorno ad economie delimitate, e direttamente gestite, appaiono le uniche chance compatibili con un modello sociale “umano “.
In attesa cdi un risveglio delle collettività intorbidite ed instupidite sistematicamente , che, stremate dalla crisi irreversibile, solo verso il fondo del baratro si lambiccheranno intorno alla soluzione non più illusoriamente individuale dei loro problemi , vi è una qualche medicina, un qualche rimedio, un qualche strumento di difesa agibile hic et nunc ?!?! .
Si tratterebbe di una resistenza , ancora diritto alla mano e regole fondamentali nel cuore, per evitare lo sfondamento delle economie nazionali e rallentare la distruzione delle risorse delle genti, secondo principi giuridici elaborati e valori portanti riconosciuti, .
Ma esiste questa possibilità ?!
In effetti il golpe strisciante , che ha fatto grandi passi , pur occupando gangli fondamentali, non ha ancora abbattuto capisaldi di civiltà normativi e anche le pericolose normative europee non li hanno potuti stroncare .
E la difesa dalla pretesa impositiva violenta ed “ultra posse “ ( oltre le possibilità degli individui ) , accomuna ormai la grande massa della gente ma anche i redditi medi strangolati a loto volta.
Si và qui oltre l'insegnamento antico secondo il quale è ( più ) iniqua la pretesa impositiva indiretta ( IVA , Accise etc etc ) che pure tale rimane .
E cosa faccia il Governo italiano proprio oggi, la dice lunga sulla sorte dei popoli e dei lavoratori pubblici e privati e non occupati giovani e di età media, e loro famiglie.
Ma si và anche oltre il pur consolidato insegnamento e principio costituzionale della tendenziale progressività delle imposte sui redditi .
Calcoli alla mano, tra pretese impositive , e sanzioni da ritardo per impossibilità di versare tempestivamente il dovuto, si arriva oggi a colpire secondo una concreta casistica attendibile anche il 90 % di un reddito pur cospicuo.
Intollerabile la situazione, insostenibile la pressione, quali principi ed istituti possono entrare in gioco e sulla base di quali parametri di riferimento quantitativi è compito dei giuristi indicare , restando sempre ben consapevoli che la crisi strutturale del sistema appare anche giuridica. Mentre saltano principi e norme programmatico costituzionali si diffonde un uso criminale ed invertito del potere giudiziario, che viene pressato, asservito e che è sempre più asfittico ( come da programma ) o succube, o colluso o concorrente . E i giudici n si misurano sempre meno con poteri deviati criminalità organizzate d casta e con il MOLOCH finanziario , sia esso nel caso concreto, anche solo una banca media che gestisce anatocismo ( interessi sugli interessi che applicati ai tassi sui prestiti raggiungono certi livelli da usura )
Ma sinchè il “diritto” è tale e non rivoluzionariamente ribaltato come le istituzioni deviate che lo stanno a loro volta seppellendo, in attesa degli ulteriori colpi di normazione incostituzionale e sovversiva ( quella sì ), è compito del giurista misurarsi con regole, principi e mezzi di tutela apprestabili .
Nella consapevolezza del proprio limite, misurandosi sull'ora e subito, senza nefandezze e pigrizie depresse .
Il tema più tecnico da trattare, proseguendo, ma in sede e secondo esposizione più tecnica, ruota quindi intorno alla equità impositiva, sua parametrabilità concreta , principi applicabili e rimedi apprestabili, dinanzi alla iniquità sistematica .

LA EQUITA' DELLA PRETESA IMPOSITIVA: nemo tenetur ultra posse ?!1
E per dare appuntamento ad una analisi più squisitamente giuridica concludiamo in questa breve riflessione aperta , con tre interrogativi aperti .
Vige nel nostro sistema dinanzi alla pretesa impositiva di tasse un principio generale analogo a quello che ispira il vaglio delle responsabilità da illecito, segnatamente penale , e che suonerebbe : “nessuno può essere tenuto dinanzi alla pretesa impositiva oltre le sue (umane) possibilità “ ?!
O si tratta di un “trapianto” impossibile sul diritto dello Stato leviatano che gestisce il Fisco ?!?!
E possono i giudici tributari e la Cassazione articolare ed applicare un principio siffatto dinanzi a loro, rigettando o mitigando la pretesa impositiva secondo parametri costruiti giurisprudenzialmente, oggettivati, verificabili e a loro volta fondati quindi su criteri non altamente opinabili ?! 







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